Acrilico su tela montata su libro montato su legno; 3 elementi indivisibili
48 x 67,5 x 5,3 cm
[Photo: Courtesy Archivio Emiliò Isgrò; SIAE 2024]
La prima cancellatura realizzata da Emilio Isgrò risale al 1964, quando lavorava a Venezia come responsabile delle pagine culturali del Gazzettino. Con quest’azione, fin da allora, intendeva mettere in discussione il significato canonico della parola o delle parole che di volta in volta decideva di non cancellate dal foglio scritto.
Ne Il discorso di Pericle cancella tre doppie pagine sulle quali è pubblicato il discorso di Pericle in commemorazione dei caduti del primo anno di guerra (431 a.C.), riportato (o ricostruito) da Tucidide nel libro II della Guerra del Peloponneso. Quel testo riferisce una rappresentazione orgogliosa della città che esercita un’egemonia contrastata nel mondo greco. Pericle ne sottolinea la superiorità sul piano culturale e politico, conferendole i titoli di merito che ne fanno la «maestra» dei greci, e lasciando in ombra i motivi per cui la sua egemonia è diventata pesante e minacciosa per molte pòleis. Nonostante si tratti di un’idealizzazione, ciò che Pericle dice sul senso della democrazia e sui valori che costituiscono la persona umana ha fatto di Atene un mito nei secoli e un modello contro qualsiasi abuso, sopruso e ingiustizia sociale.
Emilio Isgrò attualmente vive e lavora a Milano. Nel 1966 tiene la sua prima mostra personale alla Galleria Traghetto di Venezia e nel 1976 la prima retrospettiva al Centro Studi e Archivio della Comunicazione (CSAC) di Parma. Nel 1977 riceve il primo premio alla XIV Bienal de São Paulo in Brasile. Nel 1977 partecipa alla Biennale di Venezia, dove espone anche nel 1978, 1986 e 1993. Sue opere sono state esposte nei principali musei internazionali, come il Museum of Modern Art (MoMA) di New York e la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia. Nel maggio 2014 il suo autoritratto Dichiaro di non essere Emilio Isgrò viene acquisito dagli Uffizi di Firenze. Da giugno a settembre 2016 Milano gli rende omaggio con una grande retrospettiva tenutasi contemporaneamente in più sedi: Palazzo Reale, Gallerie d’Italia e Casa del Manzoni. Nel 2017 tre sue importanti opere entrano a far parte della collezione permanente del Centre Pompidou di Parigi. Nel settembre 2019 la Fondazione Giorgio Cini di Venezia gli dedica una grande retrospettiva curata da Germano Celant e nel dicembre dello stesso anno la città di Milano lo premia con l’Ambrogino d’Oro.