Silvia Rosi
(Scandiano, Reggio Emilia, Italia, 1992)

Self Portrait as my Mather on the Phone; Self Portrait as my Father on the Phone, 2019


Giclée Hahnemühle Photo Rag Pearl
100 × 89 cm (ciascuno)
[Photo: © Anna Arca. © Silvia Rosi; SIAE 2024]


Il lavoro di Silvia Rosi ripercorre la propria storia personale, attingendo all’eredità togolese della sua famiglia e all’idea delle origini.
Il dittico fotografico Self Portrait as my Mather on the Phone Self Portrait as my Father on the Phone fa parte di una serie in cui l’artista fa riferimento alla sua famiglia emigrata in Italia dal Togo. Le due fotografie sono associate a testi incorniciati che evocano temi come la cittadinanza e il lavoro e ritraggono l’artista nelle sembianze del padre e della madre che portano sulla testa un oggetto (un telefono), lo strumento che permette di mantenere un rapporto tra il suo Paese di nascita e quello dei suoi genitori. Il riferimento al Paese di origine dei suoi genitori sta nel gesto di portare un oggetto sulla testa: quel gesto fa parte del patrimonio culturale a cui anche l’artista appartiene. Recuperando tale gesto femminile quotidiano, sottolinea la necessità di salvaguardare la propria identità culturale.

Silvia Rosi attualmente vive e lavora tra Londra e Modena. Nel 2022 è stata nominata per il Premio MAXXI Bulgari ed è la vincitrice del Premio Gallarate XXVI, mentre nel 2021 è stata la vincitrice della Royal Photographic Society – Vic Odden 2021 e dei Jerwood/Photoworks Awards. Tra le sue mostre collettive si ricordano quelle presso: MA*GA, Gallarate, Milano (2022); LACMA, Los Angeles (2021); CCC Strozzina, Palazzo Strozzi, Firenze (2021); Les Rencontres D’Arles, Arles (2021).