Alba
A cura di Ilaria Bernardi e Irene Calderoni
Il 25 novembre 2023 alle ore 18 inaugura negli spazi di Palazzo Banca d’Alba la mostra di arte contemporanea Mai la luna gridò così tanto, un progetto di Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e Associazione Genesi realizzato in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne.
Attraverso lo sguardo di 12 artiste e artisti, di diverse generazioni e provenienze, l’esposizione esplora il tema, purtroppo sempre attuale, della violenza di genere, le molteplici forme di oppressione fisica e psicologica attraverso cui si esercita, il suo stretto legame con i fattori sociali, politici, economici e culturali che caratterizzano la condizione femminile nel mondo.
Il titolo della mostra cita il verso di una poesia di Alda Merini, memoria dolorosa della violenza sessuale subita dall’autrice durante il suo internamento in ospedale psichiatrico, e dunque segnale di un duplice abuso, quello individuale di un uomo che viola il corpo di una donna, e quello della società che, emargina i soggetti non conformi ai modelli di pensiero e comportamento dominanti.
Le opere in mostra si muovono su questa linea d’analisi, doppia e interconnessa, in cui la violenza esercitata dai singoli è specchio di un sistema sociale che esercita e autorizza la discriminazione e l’oppressione di genere.
Così nelle fotografie di Zoe Leonard, il tagliente bianco e nero racconta la storia del controllo del corpo femminile attraverso oggetti associati a scienza, medicina e cosmesi, quali cere anatomiche, strumenti ginecologici e “calibratori di bellezza”.
Nella celebre serie fotografica Untitled Film Stills, Cindy Sherman propone molteplici versioni di sé, debitrici di cliché mediatici della femminilità, per mettere in scena la natura costruita dell’identità e le discriminazioni che le rappresentazioni stereotipate producono.
Shirin Neshat, artista di origine iraniana, realizza immagini che esplorano il ruolo della donna nella società islamica, ed espongono le tensioni intrinseche a opposizioni binarie quali tradizione e modernità, Est e Ovest, bellezza e violenza.
L’esperienza traumatica del conflitto e della migrazione, e il suo specifico impatto sulle comunità femminili, ricorre in due opere in mostra: quella di Ibrahim Mahama, parte della serie di lavori dedicati alle donne ghanesi che lasciano il proprio paese per lavorare, e il dipinto di Jean David Nkot che evoca i territori, i confini e dolorosi attraversamenti di una lavoratrice del Camerun. Il ruolo attivo delle donne nelle lotte di liberazione ed emancipazione, passate e attuali, emerge con forza nel grande disegno dell’artista americana Lava Thomas, ispirato alle foto segnaletiche di attiviste afroamericane che a metà degli anni Cinquanta furono incriminate in base alle leggi anti-boicottaggio dell’Alabama, e nei dipinti di Zehra Doğan, artista e attivista curda, condannata al carcere per le sue opere che denunciavano le violenze turche sulla comunità curda.
In occasione della mostra è stata commissionata una nuova opera a Irene Dionisio, artista e regista di Torino, dal titolo I nostri corpi fioriranno, che si propone come rito simbolico di riconoscimento e celebrazione di sei donne illustri, di epoche e provenienze differenti, uccise per le proprie idee e presenti in mostra sotto forma di profumo, materia e suono a evocare una fioritura simbolica all’interno di uno spazio metafisico. Mai la luna gridò così tanto diviene pertanto non solo un grido di dolore, ma anche un grido di ribellione contro tutte le forme di violenza inflitte alle donne in ogni luogo ed epoca.
Indietro[Cover: Courtesy Banca d’Alba, Alba]